L’obiettivo del neoliberismo è quello di indurre bisogni posticci nei consumatori al fine di compensare l’insoddisfazione derivante dal poco tempo da dedicare a se stessi perché sempre più obbligati a lavorare per guadagnare e spendere.
Se trovassimo una via per dare la stessa soddisfazione, o anche di più, agli schiavi del consumo compulsivo tramite la fruizione di momenti di aggregazione e di attività intellettuali e pratiche potremmo creare quella “guerrilla” utile a dare qualche spallata alla tossicodipendenza del consumo.
“Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi rinunziare a quelli che ha” [Luciano Bianciardi, La vita agra]
Di esempi illuminati ne abbiamo tanti. Molti di loro ci hanno indicato quella via che sentiamo già dentro di noi. Quello che manca è agire.
Ieri ho visto un film “scemo” di Maccio Capatonda intitolato “Italiano medio”; tra le banalità richieste dal genere comico una frase mi ha fatto pensare. Ad un certo punto del film la ragazza del personaggio principale, Giulio Verme così si chiama, critica Giulio per essere un teorico della giustizia, dell’ecologia, del veganismo obiettandogli il fatto che non trasforma mai la sua volontà, i suoi desideri, le sue idee in azione concreta. Lei raffigura quindi il suo ragazzo come uno che scorreggia da una vita ma non fa mai la cacca.
Ecco io credo che dovremmo anche noi smettere di scorreggiare e iniziare a fare la cacca.
Il rischio, altrimenti, è quello di vedere una moltitudine di persone affidarsi ai ciarlatani di turno di cui il Movimento 5 Stelle è perfetto rappresentante: una strategia aziendale che supera il confine tra business e politica e trasforma i perfetti consumatori anche in fedeli elettori. Talmente fedeli che sono disposti a credere ad ogni cosa arrivi da chi si è autodichiarato “onesto” e non si pongono nemmeno le domande più elementari sulla trasparenza e la certificazione delle operazioni di voto elettronico alle quali partecipano sempre felici. D’altra parte il clic del mouse ha sostituito il tasto del telecomando nell’immaginario malato del consumatore che per un secondo, o anche meno, si sente in piena autorità di decidere qualcosa. Qualcosa che qualcun’altro ha già predisposto per lui.
Il Movimento 5 Stelle rappresenta la furbizia di chi è parte integrante del Sistema marcio che siamo chiamati a combattere. Nessuno può certificare ne l’esito ne la conduzione delle loro votazioni su un sistema informatico di proprietà della Casaleggio Associati e così riescono anche a far credere che nel loro partito ci sono voci dissenzienti ma che, nel rispetto di una (finta) democrazia, fanno un passo indietro.
Bisogna uscire fuori dal sistema ma è anche vero che bisogna conoscerlo abbastanza bene per capire perché bisogna uscirne.
Mi sovviene una vecchia canzone dei Genesis che diceva: “You got to get in to get out”.
#VagabondoStanco