Ginostra guarda al tramonto

Con Ginostra guarda al tramonto apriamo una nuova categoria su VagabondoStanco: le interviste.

La prima l’ho voluta dedicare a Valerio Barchi, un caro amico conosciuto durante un corso di fumetto tenuto dal grande Alessio Spataro presso il Fusolab al quartiere Alessandrino di Roma.

Valerio, a differenza del sottoscritto, sta coltivando una vera passione per il fumetto ma non solo: è anche un bravissimo acquerellista, si dirà così? Vediamo di conoscerlo meglio.

 

ben-fatto-slavini-1Il suo primo vero lavoro si intitola Ben fatto Slavini ed è una storia a fumetti su un personaggio politico totalmente inventato. 😀 Si tratta di un bellissimo lavoro che potrete richiedere direttamente a Valerio usando i suoi riferimenti in coda a questo articolo.

In questi giorni Valerio ha pubblicato il suo ultimo lavoro che si intitola Ginostra guarda al tramonto e il Vagabondo non ha perso l’occasione di bombardarlo di domande.

 

Valerio, innanzitutto come dobbiamo chiamarti? Valerio o Jabòn Del Chivo?

valerio-barchi-1Ciao a tutti. Ancora non sono totalmente convinto su questa questione: Jabòn del Chivo era il nome che avevo scelto per quando facevo saponette fatte in casa da vendere ai mercatini. Avevo creato una pagina facebook e tutto. Quando ho iniziato a fare fumetti, ho tenuto la stessa pagina cambiando solamente il contenuto – per cui Jabòn del Chivo è rimasto. Per quanto ci sia affezionato e mi ci sia già firmato, non ho ancora deciso al 100%.

Vada quindi per Valerio.

Perfetto! Allora Valerio, da quanto tempo il fumetto è diventato la tua occupazione principale e come è nata questa passione?

Pressappoco da quando ci siamo conosciuti un anno e mezzo fa. Tornato in Italia dopo anni di girovagare, ho capito che non avevo più voglia di andare in giro a elemosinare lavori col curriculum in mano, e che quindi volevo fare qualcosa che fosse mio. Una mia cara amica mi ha incoraggiato a incagliarmi su una passione latente che non avevo mai coltivato, per pigrizia e per effettiva impossibilità (o passi la vita con lo zaino in spalla, o fai fumetto. Purtroppo mi sembra che le due cose siano poco conciliabili).
La passione non so bene quando sia nata; forse ai tempi del liceo quando facevo caricature con fumetti ai compagni di classe, ai professori, agli amici. Negli anni, soprattutto viaggiando, ho scoperto una fortissima attrazione verso le storie. Penso che ogni situazione, ogni luogo, ogni persona porti con sé delle storie. E cosa esce fuori quando combini caricature e storie?
Comunque siamo ancora lontani dal farla diventare una occupazione principale, ma grazie per l’augurio!

Dopo il corso al Fusolab ci siamo incontrati nuovamente al Crack a Forte Prenestino in occasione del lancio di Slavini. Ti aspettavi così tanto interesse per il tuo primo lavoro ufficiale?

ben-fatto-slavini-2Onestamente no.

Al Crack c’erano più di duecento autori tra fumettisti e illustratori e la qualità media era davvero buona. Io ero un totale novellino. Slavini, fanzine vecchio stile in bianco e nero su fogli da fotocopia spillati, ha venduto bene.

Diciamo anche che la faccia di Slavini in copertina ha aiutato le vendite, è una faccia che buca lo schermo.

Che differenza c’è tra Ben fatto Slavini e Ginostra sia in termini tecnici sia di coinvolgimento personale.

C’è molta differenza tra i due lavori.

Slavini è stato il mio primo approccio ad un fumetto serio dove per serio intendo aver curato tutto il processo: dall’idea alla realizzazione, alla stampa, alla distribuzione. Possiamo dire che è stata la mia scuola guida.

Avevo già in passato buttato giù una storyboard prima di realizzare un fumetto. Quello che non avevo mai fatto, invece, era farmi tutto un lavoro di ricerca di foto referenza su internet – il furgone, le facce dei personaggi, il casale, le pistole, le auto blu.

Un’altra cosa, che mi ha preso tantissimo tempo, è stata scattarmi le foto in posa e costume: in ogni vignetta, ogni singolo personaggio sono io (a parte il personaggio femminile di Nadia).

In Slavini ho cercato uno stile di disegno pseudo-realistico, cosa che ho totalmente lasciato perdere in Ginostra.

Anche in Ginostra ho usato delle foto come referenza, ma ho lasciato più spazio alla libertà di tratto. Più alla come viene viene, diciamo.
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Se Slavini è stata la scuola guida, Ginostra possiamo vederla come quando porti fuori gli amici appena presa la patente. Slavini è un fanzine autodistribuito su fogli da fotocopia, Ginostra un fumetto su carta 135gr distribuito da terzi.

Molto differente è anche il coinvolgimento personale.

Per Slavini ho scelto un tema di attualità, ispirato ad un personaggio che a quel tempo era diventato veramente ingombrante.

ginostra-1Era quasi come tornare nel 2006 con te che voti DS: non puoi non parlare di Berlusconi.

E’ una storia inventata, parla del rapimento di un personaggio politico.

Ginostra parla di un luogo reale, narrato da persone reali, basato su un’esperienza vissuta in prima persona

E’ molto più intimo; sento che mi appartiene di più.

In Ginostra l’evoluzione artistica si percepisce già dalle prime pagine. E’ stato più impegnativo di Slavini?

In termini di disegno, no.

Con Slavini ero così preoccupato di riprodurre un certo realismo che ogni vignetta è stata sudata.
Per Ginostra, come dicevo, ho lasciato molta più libertà alla mano: il risultato è un tratto più piacevole secondo me.

Chiaramente Slavini mi ha aiutato a migliorare nel disegno: dopo 300 vignette sei per forza migliorato.

ben-fatto-slavini-4Così come credo che un eventuale fumetto dopo Ginostra beneficerà dell’esercizio fatto in Ginostra.

Una differenza rilevante è che Slavini è in bianco e nero, Ginostra in colorazione digitale.

Ero totalmente digiuno sia di colorazione digitale sia di qualsiasi nozione di Photoshop in generale.

Ho imparato lì per lì. Credevo sarebbe stato divertente e invece proprio no.

Ci racconti come è nato Ginostra guarda al tramonto?

ginostra-2Nel maggio 2019 ho passato un mese in questo posto, scelto a caso sulla mappa.

L’idea era di andare in qualsiasi posto che non fosse Roma.

Avevo appena venduto Slavini al Crack, e per quanto mi riguardava la mia esperienza come fumettista poteva pure essersi conclusa là.

ginostra-3Quando passeggiavo su e giù per i sentieri, parlavo con i vecchi e con i pochi residenti, non facevano che venirmi in mente spunti che appuntavo su un taccuino. Così… semplicemente perché li trovavo buffi o interessanti.
Tornato a Roma mi sono reso conto di avere in testa un mucchio di scene a cui dovevo solo dare un ordine e un filo conduttore.
Così, senza impegno, ho buttato giù un soggetto. Da lì, dopo 6 mesi, è nato Ginostra guarda al tramonto.

Perché hai voluto parlare di questa minuscola frazione del comune di Lipari che sulle carte ufficiali conta all’incirca una quarantina di residenti?

ginostra-4Per chi non la conoscesse, Ginostra è un piccolissimo abitato sull’isola di Stromboli, raggiungibile soltanto via mare, dove sono assenti strade e mezzi motorizzati (recentemente hanno introdotto delle carriole cingolate a gasolio). Fino al 2004 non avevano né la corrente elettrica né la banchina per l’approdo di navi ed aliscafi. Questo è il setting della storia, un posto di per sé unico in Italia.

ginostra-5A Ginostra, nonostante i pochissimi abitanti, ho scoperto che esistevano due fazioni: quelli che che volevano che Ginostra fosse al passo coi tempi moderni e quelli che facevano pressione affinché restasse isolata, incontaminata.

Questi due schieramenti, visti in chiave macroscopica, non fanno che rispecchiare la dualità che è in tutti noi, in misure diverse. Ci ricorda che la verità non è né tutto bianco, né tutto nero, ma è bianco e nero e tutto il resto.

Ginostra inoltre condivide con moltissimi altri piccoli paesi in Italia (ma anche città, basta guardare Venezia) un destino che considero un po’ triste: sono molti di meno i residenti e molti di più i proprietari di case vacanze.

La pessima gestione del territorio, l’impoverimento delle campagne e altri fattori di cui qualcun altro può parlare meglio di me stanno portando tantissimi luoghi verso l’estinzione.

Capita a tutti di girare per i borghi d’Italia e rendersi conto che paesi interi sono in vendita.
Così, paesini con una storia millenaria diventano una specie di disneyland per turisti annoiati in cerca di svago.
Penso che la società sia complessivamente ancora molto poco sensibile al riguardo.

Dove prendono vita i tuoi lavori? Descrivici l’ambiente circostante. Ascolti musica? Stai da solo o in compagnia?

Quando sto a casa della mia amica (a tutti gli effetti una mecenate moderna, senza il suo incoraggiamento e supporto io starei ancora facendo colloqui per i call center della Tiburtina) mi trovo in un vero e proprio studio d’artista. Uno spazio ampio, luminoso, bianco, pieno di piante. Sono circondato dalla bellezza.

C’è spesso musica, da jazz giapponese anni ’80 a vaporwave, da Mannarino a bossanova.

Lei dipinge, io disegno e la importuno molto frequentemente per farmi risolvere qualche cazzata che ho fatto o con Photoshop o con l’acquerello, o semplicemente per farmi dare un parere.

valerio-barchi-2Quando ho bisogno di stare da solo invece mi rinchiudo nella casa in cui sono appoggiato a Roma, un appartamento nelle case popolari di Centocelle… diversamente bello.

Però quelli sono anche i momenti in cui ho meno distrazioni e quindi spingo di più.

In una storia a fumetti fai tutto tu? Sceneggiatura, Storyboard, Disegno, Colorazione, ecc. fino alla stampa o ti fai aiutare da qualcuno?

Sì, faccio tutto io. La sceneggiatura la salto perché ho tutte le scene in testa come se fosse un film. Vado direttamente di storyboard.

C’è stato un momento in cui ho pensato di trovarmi un disegnatore con cui collaborare perché per me il disegno è la parte più difficile. Ma forse preferisco essere autore unico.

L’esperienza di Ginostra è stata molto istruttiva, per la prima volta ho curato un fumetto a colori dalla nascita alla distribuzione e pubblicizzazione, tutto il processo.

Cosa suggeriresti a chi si sta avvicinando adesso al mondo del fumetto? Quali difficoltà hai incontrato e come le hai superate?

La difficoltà principale nel mio caso è la pigrizia, ossia alzarsi la mattina e decidere di mettersi a fare le vignette invece, che ne so, di andarsene a fare un giro. Però quello che sto imparando è che senza dedizione non si fa nulla. E quando hai delle idee in testa che pensi siano carine, divertenti, che a qualcuno possa far piacere leggerle, è un vero peccato che restino nella testa.

Quindi direi che la cosa più importante per me è stata la disciplina. C’è a chi piace stare sulla scrivania a disegnare. A me piace di più starmene in giro a non fare nulla. Una volta che ho visto il mio fumetto sugli scaffali del negozio a Ginostra, una volta che ho cominciato a spedire le prime copie che venivano comprate dal sito, ho capito che quei mesi passati sui fogli e al computer non sono stati affatto mesi buttati.

Da qualche parte una volta qualcuno ha detto: scrivi il libro che vorresti leggere.

Per concludere, la domanda di rito. Hai in lavorazione già qualcosa di nuovo che ci puoi anticipare o sfrutterai il periodo estivo per trovare l’ispirazione giusta?

Mi piacerebbe mettermi subito ad un’altra storia, ma adesso ho veramente bisogno di rimettermi lo zaino in spalla e allargare di nuovo lo spazio in cui muovermi. Girando per l’Italia ho scoperto che è pieno di posti che i più ignorano ma che invece hanno dietro delle storie fantastiche.

ginostra-6Ecco, mi piace immaginare che Ginostra guarda al tramonto abbia inaugurato un filone che mi porterà a raccontare l’Italia di provincia; quell’Italia che quando si compara con l’Italia delle grandi città e dei pullman turistici sembra quasi vergognarsi, ma che quando ci parli ti racconta le sue storie con gli occhi che lacrimano di bellezza.

Valerio ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato e ti auguro il successo che meriti.

Se desiderate acquistare la vostra copia di Ginostra guarda al tramonto potete farlo su questo sito. Se volete seguire o contattare Valerio questo è il suo account Instagram.

Chissà che a qualcuno di voi sia venuta voglia di visitare Ginostra 😉


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