Benvenuti nella realtà virtuale

Quando ero piccolo mia madre per dire che un fatto accaduto o un’informazione ricevuta era vera ripeteva “l’ha detto la televisione” come se chi faceva televisione fosse in qualche modo un puro circondato da controllori severissimi che alla prima notizia falsa erano pronti a cacciare il ciarlatano dalla televisione.

Un controllo forte e deciso insomma, volto a garantire al telespettatore la veridicità delle cose; la televisione era percepita immediatamente come un’emanazione del divino e, come tale, discriminante tra ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è bene e ciò che è male.

Chiunque partecipava ai programmi televisivi diventava automaticamente una persona illustre, talvolta una star o un modello da seguire.

Credo che molti hanno avuto genitori o nonni che la pensavano allo stesso modo dei miei.

Pensate che ingenui erano i nostri genitori!

Poi però, per fortuna, è arrivata internet. Noi non ci siamo fatti fregare dalla televisione.

No. Noi ci siamo fatti fregare dai social network.

La maggior parte degli italiani oggi credono alla prima bufala, per non definirla volgarmente come andrebbe etichettata, scritta dal primo fesso, a volte addirittura anonimo, su Facebook, Twitter o qualunque altro sito o blog sconosciuto.

Non solo ci credono, sfogano tutta la rabbia accumulata con insulti, attacchi e minacce tramite commenti e diffondendo la bufala tra i propri contatti.

E’ un’azione virale che amplifica gli effetti nefasti della disinformazione perché aumentandone la diffusione implicitamente le fa acquistare la fondatezza e la veridicità che non aveva in partenza.

Non è un caso e non è una novità.

E’ una strategia, usata da sempre da chi vuole ingannare il popolo per fini personali o per truci obiettivi, che si rifà alle idee di Joseph Paul Goebbels, uno dei più importanti gerarchi nazisti, Ministro della Propaganda nel Terzo Reich dal 1933 al 1945 secondo il quale “una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità“.

Questo non accade solo in televisione o su internet.

La stessa strategia è usata da persone meschine e opportuniste anche nella vita quotidiana di ognuno di noi.

Il vicino di casa, il conoscente che incontriamo in piazza, chiunque potenzialmente può essere un impostore che per fini personali diffonde notizie infondate noncurante degli effetti devastanti che possono avere per qualcun’altro, per l’avversario.

Mors tua, vita mea” dicevano i latini. Principio che tradotto oggi suona un po’ come “mi curo il mio orticello“.

In realtà è anche peggio perché si tratta di una vera e propria “sentenza applicata a vari casi particolari per significare che il danno di una persona è spesso un vantaggio per un’altra, o enunciata in senso più ampio, con allusione alle dure leggi della vita e alla lotta per l’esistenza” (cit. Treccani).

E’ difficile uscire da queste dinamiche, è difficilissimo.

Solo chi è dotato di una intelligenza medio-alta riesce a riflettere prima di agire evitando di alimentare questo circolo vizioso; tutti gli altri contribuiscono come automi a diffondere informazioni e fatti non veri in preda ad un riflesso pavloviano incontrollabile alimentato da una rabbia interna che è solo figlia della propria ignoranza.

L’intelligenza non è una dote innata: intelligenti si diventa nutrendo la propria mente di stimoli e informazioni utili.

Il Sistema invece ci vuole sempre più ignoranti e divisi per controllarci più facilmente.

Ecco perché tutto ci porta ad essere bianchi o neri, ricchi o poveri, occidentali o musulmani, cittadini o zingari, eterosessuali o omosessuali, ecc.

Le divisioni sono infinite e più ci frammentiamo più diventiamo deboli di fronte a quei pochi che, invece, sono uniti e allineati per approfittarsi di noi.

Non serve uno sforzo enorme per uscire da questo vortice, basta solo volerlo.

Ma lo vogliamo veramente o ci piace di più continuare con questa ridicola ma più facile guerra tra poveri?

Se avete letto fino a qui questo lungo post significa che avete voglia di capire e vi piace informarvi anche ascoltando le idee degli altri. E’ già un enorme risultato. Ora andate oltre e iniziate a diffondere l’unica cosa realmente utile alla società: la cultura del sapere e del confronto costruttivo.

La Rivoluzione deve nascere dentro di noi” (Ernesto Guevara de la Serna)


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